domenica 31 luglio 2011

Bonus Benzina, la goccia che farà traboccare il vaso?

Bonus benzina.
Già.
L’argomento del giorno.
Ma perchè, poi?
E’ una cosa già vista, trita e ritrita.
Dunque, vediamo un po’:
c’è una piccola regione del sud con delle risorse che sono sfruttate a livello Nazionale con gravi ripercussioni ambientali locali e assai piccole ricadute sul territorio di origine a livello di occupazione, sviluppo e benessere.
Anzi, data la peculiare vocazione turistica ed agricola, con gravi danni economici.
I Berluscones nazionali e locali promettono che agli abitanti di questa piccola regione lo stato restituirà due lire a testa, un paio di pieni all’anno di carburante.
Ovviamente, con una procedura che è durata anni per essere avviata ed implementata nel modo più redditizio per qualcuno e più scomodo e dispendioso possibile per le popolazioni beneficiarie.
Poi, come da copione, arrivano i leghisti e leghistoidi e anche quel piccolo, inutile, offensivo risarcimento è portato via in perfetto stile “Sceriffo di Nothingam”.
Della promessa berlusconiana svanita come tutte le altre peggio che in nulla: in danno, non mi meraviglio, roba di ogni giorno.
Non mi cambia la vita poter fare un pieno gratis all’anno.
Ma la cosa che mi fa indignare e spero che faccia anche muovere chi può è l’arroganza del ricco Nord che sfrutta le nostre risorse e ricorre contro il minimo risarcimento che per tanti padri di famiglia lucani una differenza potrebbe anche farla.
La tracotanza dell’anticultura leghista spero aumenti, perchè ormai siamo arrivati ai livelli in cui costoro minacciano la nostra stessa sopravvivenza fisica.
E questo vale per i cattivi del Nord, che meglio di me dipinge il veneto Tullio Avoledo nei suoi romanzi.
Ora torniamo in famiglia, in Basilicata.
Perchè se il rullo compressore berluscoleghista sbriciola il nostro futuro è pur vero che ciò gli è consentito dalla pochezza e dall’autoreferenzialità della nostra classe politica locale.
Perchè questa vicenda dubito che si trasformerà, come sarebbe giusto, in uno scatto di indignazione della popolazione come quello che salvò la Lucania dal destino di pattumiera nucleare.
Chi, dei nostri assessori regionali, che pare siano stati scelti direttamente tra le fila del PDL, andrà oltre il banale comunicato stampa di indignazione?
Chi si farà mai promotore di azioni e non di comunicati per difenderci dai nuovi espropri dei neocolonialisti leghisti?
Perchè non possiamo mai riuscire a difendere ciò che è nostro?
E non mi riferisco solo al petrolio.
Parlo dell’acqua, parlo del Sole e soprattutto, parlo dei migliori figli di questa terra che sprechiamo in assurde spinte all’emigrazione, in lavori umilianti e nell’oblio della vita!
Perchè non possiamo semplicemente imporre il nostro diritto, non solo a ricevere la giusta quota di royalties per il nostro sviluppo, ma ad imporre che gli appetiti delle compagnie petrolifere ( e chi per loro ) siano subordinati allo sviluppo locale impedendo le devastazioni ambientali di estrazioni petrolifere che a tutto servono salvo che a favorire programmazione organica che faccia della Basilicata una terra esportatrice di Energia Pulita e che si sviluppi sulla sostenibilità ambientale e sul turismo invece di continuare a dissanguarsi per i comodi di questi signori in camicia verde?
Lo sapete, vero, che la Basilicata ha tutte le potenzialità per sfruttare le fonti rinnovabili per rendersi non solo energeticamente autosufficiente ma per esportare addirittura energia pulita presso i nostri vicini?
Ma no: qui si parla solo di petrolio o centrali mostro come il Mercure!
Io credo che ci siano le condizioni per usare questo vergognoso episodio ( non la decisione del TAR, i tribunali fanno il loro dovere su una legge imperfetta, ma la semplice richiesta leghista di scippare i nostri diritti ) per reagire.
Reagire nei fatti.
Adesso.
Dopotutto, in migliaia e migliaia sono stati in coda.
Non credo che gli basterà un arrivederci e grazie!

sabato 23 luglio 2011

Genova 2001, la chiave del futuro d'Italia

Ho già scritto, in passato, dei fatti di Genova.
Non è la prima volta, non sarà l’ultima.
Purtroppo.
Non so se sia più grave, insopportabile e devastante un uomo adulto fisicamente prestante con addosso la divisa di un corpo dello stato che massacra di botte a manganellate una ragazzina inerme di vent’anni ( innocente sia a priori che posteriori ) o uno Stato che ne copre le atrocità.
La rabbia e la nausea di dieci anni fa mi rincorrono ad ogni anniversario e commemorazione.
L’ansia ti sorpassa ad ogni posto di blocco.
Come fai a non essere sicuro che qualcuno lì non sia stato alla Diaz o a Bolzaneto e gli venga in mente di ripetere il giochetto?
Non puoi.
Non puoi perchè nessuno di quelli che hanno fatto irruzione alla Diaz e proseguito nel macellare innocenti inermi a Bolzaneto è stato sbattuto fuori dal Servizio dello Stato.
Ergo, in poche parole, lo Stato, la Repubblica Italiana, dico, è attualmente ancora complice di quelle atrocità.
Terrore.
Orrore.
Denti Rotti.
Ossa spezzate.
Coma.
I debilitanti effetti di gas tossici che, se usati da un dittatorello ostile avrebbero provocato una grandinata di bombe a guida laser.
Ansia e angoscia per dieci anni per centinaia di persone.
Come può, la Repubblica, quantificare il dolore, l’umiliazione, i traumi fisici e psicologici di centinaia di persone seviziate, umiliate e ferite dai propri corpi di sicurezza?
La prova generale del Golpe antidemocratico si schiantò sulle ossa e sui denti di ragazzi innocenti. Coi black block lasciati liberi di devastare Genova e le manganellate sui boyscout e nonviolenti: delle due l’una: o tutte le forze di sicurezza erano costituite esclusivamente da vigliacchi incapaci di affrontare i cattivi e assai volenterose nel massacrare gli inermi o è provata l’esistenza di una Regia il cui scopo divergeva completamente dal matenimento della sicurezza pubblica.
Ma, dopo il massacro, è seguito solo il silenzio.
Perchè i processi hanno sicuramente significato qualcosa, ma la ferita è aperta.
In suppurazione.
E, purtroppo, queste cose sono note.
Dette e ridette, scritte e riscritte in libri, articoli, documentari, canzoni.
Le evito tutte.
Mi suscitano un sentimento misto di rabbia e nausea. Con una punta di disperazione.
Ma, poi, bisogna anche pensare a come uscirne.
Se questo Paese deve salvarsi non può prescindere da ricucire questa piaga.
Io credo che dare una risposta alle domande scritte col sangue nel luglio del 2001 non sia solo una questione di giustizia ( con la minuscola ).
Certo, la giustizia è fondamentale per il ripristino della convivenza civile.
Ma, ancor di più, lo è la Verità.
I membri delle forze di sicurezza devono dirla.
Lo Stato deve dirla.
Alle vittime deve esser chiesto scusa.
Le vittime devono essere risarcite.
Non credo sia necessario, nel senso letterale del termine, mettere in carcere chi ha falsificato le prove ( atroce l’episodio delle false molotov ) e neppure chi ha torturato e macellato innocenti.
Non servirebbe alla riconciliazione nazionale, disperatamente necessaria dopo vent’anni di stupri della cosienza collettiva.
Ma è necessario che i membri delle forze dell’ordine ed i responsabili politici debbano andarsene.
A casa.
Minacciare di infilare un manganello nella vagina di una manifestante poco più che maggiorenne ed incolpevole di qualsivoglia reato è incompatibile irrevocabilmente con la permanenza al servizio dello Stato.
Almeno di uno Stato sedicente democratico.
Per quel che vale, il Partito Democratico che vorrei questo direbbe: Verità e giustizia per Genova sono le fondamenta per la rinascita dell’Italia.
Centinaia di migliaia di onesti servitori dello Stato, che tacciono perchè sono consapevoli dell’inutilità di certe parole, attendono di vedere costoro espulsi con la stessa ansia delle vittime.
E degli altri milioni di cittadini Onesti.
Verità e Giustizia per Genova.
Prima sarà, prima tornerà la luce su questa povera Italia.

mercoledì 13 luglio 2011

Software Libero, i primi passi di un circolo virtuoso.

Software Libero.
Fino a pochi anni fa questo non era un argomento politico.
La stessa parola Software è rimasta sinonimo di “astrusa faccenda da specialisti occhialuti” per decenni.
Nel 2011 non è più così.
Nel mondo post wikileaks, nel mondo interconnesso dai social networks, un argomento squisitamente tecnico per pochi esperti diventa d'imperio argomento Politico.
Perchè è un argomento che riguarda direttamente e profondamente la vita delle persone.
Entriamo subito in argomento, partendo dal sodo:
La Provincia di Bolzano stima in € 400.000,00 il risparmio annuale sull'acquisto di Licenze di Software Proprietario dopo il passaggio di gran parte delle proprie macchine a Linux nel solo ambito didattico, mentre la Stima del Risparmio complessivo sull'acquisto di Licenze di Software Proprietario dopo il passaggio a Linux supera il Milione di Euro Annui.
Più in dettaglio: cos'è il software libero? Si tratta di programmi ( Esempio: Libreoffice, alternativo ad Office ) o sistemi operativi ( Esempio: le distribuzioni linux, alternative a Windows ), liberamente utilizzabili senza pagare alcun costo di licenze. Si tratta di software di ottima qualità, generalmente più sicuro perchè il codice, pubblico, è continuamente corretto dalla comunità degli sviluppatori. Ad esempio, i sistemi operativi linux sono praticamente immuni dai virus che affliggono Windows, funzionano benissimo anche su PC economici ed antiquati senza alcuna limitazione o perdita di funzionalità rispetto a Windows.
L’uso di software libero porta con se anche il grande vantaggio di sottrarsi alla schiavitù dei formati proprietari. L’esempio più classico è nel costante mutare dei formati .doc proprietari della Microsoft per costringere gli utenti alla migrazione alle nuove versioni dei propri prodotti.
Se la pubblica amministrazione adottasse il software libero i vantaggi sarebbero molteplici. Prima di tutto, per ogni 1000 € di licenze Microsoft acquistate, ad esempio, ( Windows per PC, Windows per servers, Office, solo per limitarci ai più noti ) , almeno il 70% finisce negli Stati Uniti.
Adottando Software Libero, invece, gran parte di quei mille euro potrebbero essere risparmiati ed usati per altro. Ma il punto cruciale è che anche Linux richiede ( minore ) manutenzione e l'adozione del Software Libero agevolerebbero lo sviluppo e le competenze di professionisti e PMI locali capaci di offrire assistenza, consulenze e personalizzazioni ad hoc per ogni esigenza. Windows, invece, non permette queste opportunità perchè il suo codice è segreto e non personalizzabile.
In altri termini, se la Regione Basilicata, invece di spendere €1.000.000,00 all'anno in licenze proprietarie, di cui solo poche briciole restano ogni anno in regione, il resto se ne va nelle tasche di Bill Gates e in tasse, decidesse di migrare al software libero, potrebbe destinare parte della somma ad altre necessità e parte nello sviluppo di competenze locali arrestando la fuga di cervelli ed aumentando l'occupazione.
Con l'ulteriore vantaggio di basarsi su piattaforme sicure, stabili ed aperte, quindi non soggette all'arbitrio di multinazionali estere.
Si pensi, in ultima analisi, al circolo virtuoso che si innescherebbe con queste iniziative, iniziative, si badi bene, che non richiedono ingenti investimenti pubblici, anzi, al contrario, iniziative che partono dal risparmio di denaro pubblico e che sono mirate ad offrire una diretta ricaduta occupazionale alle competenze locali nonché occasioni di rilancio della governance regionale.
Inoltre, l'accesso al Web, la trasparenza dei dati informatici, la libertà e la sicurezza degli strumenti informatici di base non possono essere soggetti a censure e limitazioni di tipo commerciale.
L’implementazione del tanto vantato e-government, poi, obbliga de facto le pubbliche amministrazioni ad adottare massicciamente  il Software Libero per evitare che i cittadini siano posti di fronte all’alternativa tra delinquere ( usando software proprietario pirata ) o sborsare il non indifferente prezzo delle licenze software per poter banalmente compilare un modulo scaricato in formato proprietario ( .doc per intenderci ) da un sito istituzionale.
In pratica, l’adozione del Software Libero è sinonimo non solo di Risparmio, ma anche di Sviluppo, Sicurezza e Libertà.
Che aspettiamo?